Racconti dell'inconscio (Italian Edition) by Marco Martano

Racconti dell'inconscio (Italian Edition) by Marco Martano

autore:Marco Martano [Martano, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9781520503851
Amazon: 1520503857
editore: Independently published
pubblicato: 2017-02-02T00:00:00+00:00


Confini

Quella mattina abbandonai il sonno salutato dall’idilliaco canto degli uccelli. Una luce chiara e avvolgente riempiva la mia stanza. La carezza di quel chiarore soffuso accompagnava il mio saluto agli incubi della notte. Da sempre vittima di un disturbo del sonno, oscure esperienze oniriche accompagnavano costantemente le mie ore notturne. Di conseguenza il mio risveglio era sempre piuttosto consolatorio e rassicurante. Ero talmente abituato alle ombre del sonno che, ormai, avevo acquisito una certa consapevolezza nel saper riconoscere l’immaterialità dei miei incubi e non farmi travolgere da essi.

In fondo le mie esperienze oniriche non erano sempre cupe come potrei avervi indotto a credere. Qualche volta la loro dolcezza superava di gran lunga la pochezza della realtà. La notte appena trascorsa mi aveva donato visioni quiete. Avevo sognato di indossare finalmente i miei nuovi anfibi e andare a fare una passeggiata nel parco. Li avevo a lungo inseguiti, ma dovetti attendere che la mia busta paga, che da mesi aveva preso a diventare sempre più inconsistente, riprendesse consistenza, grazie anche alle numerose ore di straordinario che mi ero impegnato a sostenere. In fondo non è che avessi granché da fare. La società di programmazione e produzione di videogames, per la quale lavoravo da circa una decade, era da tempo in crisi. Avevo conservato la speranza di un rilancio grazie al nuovo lavoro, ambizioso quanto bastava per alimentare l’ottimismo del mio capo programmatore, Timothy Harrods. Geniale e inflessibile, il signor Harrods aveva un luminoso passato come tecnico nel mondo della celluloide. Proveniva da una ricca famiglia caduta poi in disgrazia. Ma non voglio annoiarvi con dettagli superflui.

Decisi di uscire. Era il mio giorno di riposo. Oltrepassata soglia la di casa, con gli adorati anfibi nuovissimi, attraversai il pianerottolo. Il condominio dove vivevo era abitato da un’anziana coppia di ebrei reduce da Auschwitz, da un simpatico messicano del quale non sapevo assolutamente nulla e infine dalla coppia che occupava l’appartamento proprio a fianco al mio. Le pareti sottili avevano spesso ingannato la mia mente nei momenti di distrazione, illudendomi di condividere con loro i miei spazi. Li sentivo parlare come fossero nel mio appartamento. Lei era l’incarnazione terrena dei miei desideri e sogni. Lui era colui che l’amore per lei mi spingeva ad odiare. Ma il mio era un odio silenzioso e innocuo. Timidezza, umiltà e bontà erano i vanti e crucci del mio essere. Persino i miei veri coinquilini, gli scarafaggi che mi infestavano la cucina, non avrebbero mai potuto accusarmi di aver fatto loro del male. Da tempo ero in lotta con essi, mi limitavo a catturarli e imporre loro un trasloco forzato al di fuori del mio appartamento.

Il parco, così come suggeritomi nelle ore oniriche, era la mia meta. Heaven Garden distava quindici minuti di strada a piedi, ma quella mattina la linea dei miei passi mi condusse verso il sottopassaggio della metropolitana. Avrei impiegato non più di cinque minuti. La promessa di appropriarmi di qualche minuto sottratto all’attesa era motivo più che valido per scegliere il mezzo pubblico. Ma il tempo, se ingannato, può rivolgere sguardi di vendetta.



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